La vita segreta della donna robot

L’artista robot Aida è apparsa in prima persona a Venezia, poco fuori dalla Biennale, con una grande mostra personale in prima mondiale. Dove non tutto è come sembra.

Giannino Malossi

Più fortunata dell’androide Samantha (Sex Worker Robot abusata al termine della sua performance al celebrato Festival Ars Electonica di Linz nel 2017) AI-DA ha superato
indenne la presentazione al pubblico a Venezia, durante la Biennale Arte 2022. Forse la coincidenza spazio-temporale accuratamente predisposta – in una celebre locale che occupa
una serra accanto al confine con i Giardini della Biennale- ha funzionato da deterrente. Certo il pubblico della vicina inaugurazione era più selezionato di quello vivace e popolarstudentesco ad alto tasso di nerdità che frequenta il celebre Festival austriaco, epicentro globale del nesso Scienza/Tecnologia/ Arte. O forse ha giocato l’esperienza accumulata dal suo gallerista inglese Aidan Meller che insieme a Lucy Seal ha concepito il progetto, e dal 2019 “accompagnano” AI-DA nelle svariate venue dove era già stata presentata, compresa la stessa Ars Electronica nel 2019, e un’esposizione in Egitto, presso le Piramidi di Giz,a nel 2012, che ha perturbato i sistemi di sicurezza egiziani, con conseguente “arresto” del Robot. Umano, anche troppo umano il gallerista: dichiara di
avere già venduto un milione di opere d’arte. Queste ultime, di cui si dichiara solo il valore monetario nominale, e che nel grande disegno del concept rivestono un’importanza marginale (un po’ come per l’altro tormentone artistico/mediatico, i famigerati NFT) sono dipinte da Ai-da durante le sue performance in stile macro-puntinista.

Come tutti gli androidi, anche AI-DA ha una paternità industriale, una tecnologica e una “artistica” se per arte si intende un insieme indistinto di creatività artigianale, slittamento
semantico e concettuale, e simpatica malizia del marketing. Costruita dall’azienda Engineered Arts, azienda già nota per la sua produzione di svariati modelli androidi, compreso un esilarante simil-Donald Trump che starebbe bene in Blade Runner, AI-DA è dotata un involucro corporeo in plastica morbida e flessibile preso in prestito dalla produzione in serie di bambole di gomma “realistiche”, presenti da decenni per
un mercato di appassionati del genere femminile inumano. Telecamere al posto degli occhi, i suoi attuatori (i motori elettrici miniaturizzati che fanno da muscolatura per gi androidi
e per tutti gli apparati mobili a controllo digitale) sono comandati dal sistema nervoso dei circuiti integrati.

AI-DA segue con lo sguardo i suoi interlocutori, come noi umani. L’ingegneria è completata da un’Intelligenza Artificiale sviluppata da un programma di “Machine Learning” (cioè di riconoscimento di dati accumulati e connessi per “reagire” di fronte a un “catalogo” di combinazioni e situazioni predisposte, a loro volta espresse in forma di dati) che consentono a AI-DA di dipingere cioè che le sue telecamere registrano, tenendo nelle mani artificiali connesse a braccia meccaniche pennello e tavolozza. Il programma di Intelligenza
Artificiale è condotto dalle Università di Oxford e Leed. Il gallerista, la venue adatta e il pubblico delle grandi occasioni dell’arte forniscono più o meno gratuitamente il contesto che
rende credibile l’operazione artistica ai media più o meno generalisti. Nessuno è innocente…

In un mondo così popolato da fake news da essere indistinguibile a sé stesso, diventa sempre più necessario leggere non tanto le notizie, quanto il loro percorso, cercando di ricostruire il rimbalzo tra media e realtà e viceversa. Non è semplice distinguere tra notizie vere e false, ma quando il falso prevale, la falsità diventa l’unica verità che si ritrova ovunque! In un mondo rovesciato, il vero è il falso, diceva il maestro (T.W. Adorno).
Nel nostro mondo di umani (?) ci sono ancora in giro dedicated followers del consumo vistoso che si radunano in fila, al freddo, nelle notti invernali davanti ai punti vendita/cappelle votive dove il giorno dopo verrà distribuito l’ultimo modello di smartwatch, che magari è una riproduzione di un modello del passato, quindi un falso “vero”, dichiarato, al prezzo di un mese di salario operaio. E la cosa fa notizia, vera. Non sorprende, quindi, che le notizie generate dalla intersezione tra Arte, Scienza e Tecnologia siano sempre più spesso rilanciate dai media generalisti e dalla fascia bassa di quelli specializzati. Un trend si annuncia così, dalla frequenza con cui oggettivamente appare nella mediasfera, non dalla sua veridicità. 

I dati relativi alla circolazione di una notizia sono facilmente verificabili, e contabili, mentre è praticamente impossibile valutarne la veridicità: un processo costoso, sempre a rischio di interpretazione e soggettività, ma soprattutto inutile nel calcolo del fatidico R.O.I., il Return of Investment. Da un lato in queste operazioni che rimandano blandamente allo stile provocatorio dei movimenti artistici dal Futurismo a DADA agisce in sottofondo la magica ibridazione del valore intangibile che si trasforma, incorporato in un oggetto materiale d’uso quotidiano (un orologio, un telefono…) dotati però di carica simbolica irresistibile e universale, vera origine di tutti beni e i mali della vanità, dall’altro si celebrano le congiunzioni astrale e semantiche tra Arte, Artificio, Artificiale, Arte-fatto. Ma se si torna indietro a metà nel secolo corso, dare “vita” al calco dei Robot più amati dello spettacolo, protagonisti dei più noti B Movies anni ’50 in poi, è una fissa della cultura POP anglo-americana, oggetto di attenzione del mondo dell’arte già nella seminale mostra-manifesto dell’Independent Group “This is Tomorrow” all’ICA di Londra, nel 1956.

Uno su tutti: Robby di Forbidden Planet (1956) a sua volta replicante degli archetipi di inizio secolo, dalla “Donna Cyborg” Maria di Metropolis (1927) al Hickory l’Uomo di Latta di The Wizard of OZ (1939). E questo spiega anche la caduta nell’immaginario paternalista di cui Ai-da è vittima, proprio come Samantha a Linz. Al mai davvero morto paternalismo qualcuno o qualcosa spinge a tornare. Tornerà anche la Guerra Fredda?

 

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